Non vogliamo, fare lo stesso errore fatto da tanti altri che si sono cimentati in ricostruzioni storiche e letterarie con precisi riferimenti bibliografici, iconografie ecc. col fine ultimo semplicemente di accrescere ancor di più la confusione degli internauti.
Noi pensiamo che l’appassionato certamente si inorgoglisca nel sapere che il proprio cane discende da quei famosi Molossi di epoca romana ma soprattutto vuole sapere in che direzione stia andando la razza, da dove è partita e dove oggi l’hanno condotta allevatori che definire sedicenti sarebbe un eufemismo.
Riteniamo, quindi, fondamentale, piuttosto che partire dalla preistoria e accampare improbabili parentele tra il Cane Corso ed il Molosso mesopotamico che pure tanto deve appassionare gli allevatori di Cane Corso, affrontare e spiegare la storia recente della razza, al fine di far capire l’importante lavoro di recupero della stessa e nello stesso tempo i gravissimi errori che furono compiuti, alcuni in malafede, nella stesura dello standard che, nelle intenzioni del suo redattore dr. Morsiani, avrebbe dovutro coniugare gli esemplari frutto del recupero con il rispetto della storia, della tradizione, degli utilizzi del Cane Corso nelle campagne.
Purtroppo, ciò non fu fatto ed i risultati li possiamo vedere tutte le domeniche nei rings delle esposizioni cinofile in cui a volte si fa fatica a distinguere i Cani Corsi dai Boxer. Qualunque appassionato sa bene che ciò corrisponde alla verità e che la visione di un Cane Corso in tipo fa oggi gridare all’eccezione quando dovrebbe essere il contrario.
Lo standard del Cane Corso approvato dall’ENCI prescrive come chiusura ottimale un prognatismo di mezzo centimetro. Affronteremo il problema del prognatismo nella sezione apposita, qui ci basti dire che nonostante gli affanni di qualcuno (puntualmente sempre smentito dall’osservazione della realtà) nessuno ha saputo spiegare al popolo degli appassionati della razza che a gran voce reclamavano l’inserimento nello standard della chiusura ortognata (forbice, tenaglia, forbice inversa) i motivi di tale ostracismo.
La realtà è che il Cane Corso è un Cane da presa, vale a dire un animale che fa della presa, quindi del morso, la sua peculiare caratteristica. Il Cane da presa è rinomato per la sua tenacia nel bloccare la preda o il malintenzionato, compito che assolve grazie ad un retaggio storico e genetico secolare. Ebbene, nessuna razza da presa da lavoro è oggi prognata. Pensiamo al Rottweiler, al Dogo argentino ecc. per citare i più tosti.
Qualcuno obietta che il Boxer ed il Bulldog inglese sono prognati. Noi rispondiamo che è vero purtroppo e nello stesso tempo non possiamo non notare come, dall’osservazione di Boxer di inzio secolo, il muso degli stessi si sia nel tempo sempre più accorciato nel tentativo degli allevatori di avere un cane con un muso più quadrato e corto, a scapito della funzionalità e delle difficoltà respiratorie di cui oggi la razza soffre. E che dire del Bulldog inglese, ridotto, da erede dei Bulldog di vittoriana memoria, fiero e tenace combattente delle arene del 1700, a mero cane da salotto tanto da far muovere il Parlamento europeo nella richiesta di preservazione delle razze canine a rischio estinzione?
Crediamo che ciò sia sufficiente a far comprendere i gravi pericoli a cui il Cane Corso va incontro se si dovesse persistere ottusamente sulla strada della ricerca ossessionata del prognatismo.
Anche questa è storia, raccontare la verità sulle vicende che si sono susseguite negli ultimi 20 anni vuol dire aprire uno squarcio nel muro di gomma eretto da chi con la razza ha voluto soltanto ricercare un business.
La storia ci racconta di un cane che, pur diffuso in tutto il meridione, in sintonia con un modo di vivere agreste delle popolazioni, si è particolarmente conservato nelle zone della Puglia, in particolare in Capitanata ed in Salento. Pensiamo ai soggetti scovati nelle campgne di Lecce, Mesagne, Trepuzzi ecc. Un cane che veniva selezionato esclusivamente per il lavoro, che con il tempo ha acquisito una sua precisa fisionomia. La selezione si basava su caratteri di funzionalità, quindi cani di sostanza per poter essere deterrenti, agili per poter espletare il lavoro, determinati per poter tenere testa alle mandrie e soprattutto con una chiusura dentale perfetta, in grado cioè di esercitare una fortissima presa in caso di bisogno.
Non capiamo, francamente, come si possa soltanto immaginare che il massaro abbia voluto ricercare il prgnatismo in un cane che, come ha detto qualcuno, si esprimeva con la bocca.
Tanto più se si pensa che il prognatismo, per poter essere mantenuto, occorre che venga ricercato, il massaro alchimista alle prese con il mezzo centimetro di prognatismo francamente non ci convince nemmeno un pò. Molta gente prima di parlare di massari dovrebbe farsi un giro nelle masserie e parlare con i diretti interessati.
Ci conforta sapere che pian piano gli amanti della razza stiano cominciando a comprendere il problema ed a chiedere sempre maggiori spiegazioni sulla chiusura dentale al momento dell’acquisto di un cucciolo.
Vi avevamo promesso di non tediarvi però non possiamo esimerci dal parlarvi della storia recente del Cane Corso. Soltanto alcuni cenni.
Nel 1994, la razza, dopo un lavoro di recupero iniziata dal dr. Breber nel 1974, ottiene il riconoscimento ufficiale da parte dell’ENCI. Purtroppo i soggetti su cui viene costruito lo standard rispecchiano quello che era lo stato della razza, provocando molte polemiche tra gli appassionati e gli allevatori. La ricerca del prognatismo a tutti i costi che i giudici delle expo esigevano nei vari soggetti come il Santo Graal, ha portato nel giro di qualche anno ad avere cani Corso con musi schiacciatissimi, narici strette simili al Dogue de Bordeaux e taglie ridotte a causa degli incroci con il Boxer al fine di ottenere più facilmente il fatidico mezzo cm.
Ci sono voluti quindi 20 anni per recuperare una razza che era viva e vegeta in Puglia ed in particolare nel Salento ed in Capitanata ed appena 10 anni per affermare l’ipertipismo del cane Corso, vale a dire l’estremizzazione goffa di alcuni tratti somatici, in primis gli occhi a palla ed i musi schiacciati senza parlare della taglia sempre più simile ai Pit Bull che non ai Corsi delle borgate.
Noi vogliamo ripartire dalle borgate, dal Salento, dalla consapevolezza di tramandare ai posteri una razza antica che ha superato momenti difficili, rispettandola profondamente.
fonte: http://noidelcanecorsorustico.weebly.com