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Valerio sostiene sia solo genetica, Maurizio sostiene che alla genetica debba accompagnarsi l’educazione. A mio avviso è evidente che hanno ragione entrambi perché nessuno dei due sta mentendo.
Allora dove sta la verità assoluta? Da nessuna parte amici, ogni unità cane-padrone fa storia a sé.
Io credo semplicemente che Valerio abbia una posizione molto rigida al riguardo, nonostante abbia spesso scritto che è importante l’addestramento (anche se secondo me è l’educazione, l’addestramento è un’altra cosa).
E’ innegabile che con mani esperte si può tirare fuori molto da un cane, se il materiale genetico di partenza è buono questo percorso sarà più semplice e il risultato di maggiore efficacia, se il materiale è più scadente il percorso sarà più lento e i risultati saranno probabilmente meno efficaci, tutto qui.
Restano i casi limite opposti, quelli di cani con materiale genetico di prim’ordine che poi si “addormentano” nel corso degli anni per il tipo di educazione ricevuta e per lo stile di vita che fanno, e questo spiega perfettamente l’importanza dell’educazione e della esperienza nella faccenda che non è riconducibile a solo Dna, gli esseri viventi tutti non sono assimilabili a macchine o robot.
Ma è Matt quello che ha fatto centro perché a giudicare il cane è chi lo compra e la frittata chi la mangia. Cosa mi aspetto dal cane che ho comprato, a questo si deve rispondere. I nostri discorsi hanno senso se sottintendiamo che tutti vogliono un guardiano sì, ma anche un cane e non una specie di tigre.
Pensiamo allora alla contraddizione dell’acquirente del corso Expo che deve lavorarci su parecchio per tirarne fuori il meglio, e poi allo stesso Matt che impiega la stessa fatica ed energia per rendere il suo Lamar gestibile.
Entrambi alla fine hanno molto da lavorare, quindi di che parliamo?
Questi due estremi ci mostrano che un buon equilibrio è la cosa che conta. A questo equilibrio qualcuno ci arriva passeggiando e qualcuno faticando, ma diventa un fatto secondario.