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Cita da: Valerio Ricci il September 17, 2014, 15:47[/b]
… per il cane corso la cosa piu importante è stare con il padrone vivere con lui , a volte è perfino ossessivo …
Un simpatico ragazzo in vena di scherzi mi ha scritto in privato per farmi notare che “L’ambiente” si scrive con l’apostrofo! Giuro che lo sapevo: si è trattato di un refuso.
Venendo alla fauna di città, purtroppo la pubblicità di troppi psicologi canini e sussurratori vari ha fatto scuola e come sempre l’insipienza si associa fortemente alla presunzione. Farò un paio di esempi.
Nel giardinetto vicino a casa mia facevo spesso giocare il mio cucciolo, che aveva tre mesi, con un pit-bull di circa sei: per questo tipo di giochi reputo importante che l’antagonista del mio cane sia un pochino più forte di lui ma assolutamente di buon carattere. Dopo alcuni giorni comincia a presentarsi un giovanotto con un dobermann adulto e voleva prender parte ai giochi: parlo del giovanotto, non del cane. In ginocchio fra i cuccioli che lottavano, pretendeva di limitarne i morsi, indirizzarne i movimenti, stropicciarli ogni due minuti. Quando l’ho invitato a smetterla mi ha tirato fuori, come fossero farina del suo sacco, i soliti discorsi sul socialismo canino, che io detesto. Così gli ho risposto che poteva socializzare quanto voleva col suo cane, ma non col mio; in conclusione, i giochi in quel giardinetto per il mio Argo sono terminati. Devo anche osservare, riguardo all’applicazione pratica del “valeriarossi-pensiero”, che il dobermann socialista di cui sopra è molto affettuoso con tutti, gentilissimo coi cani, assolutamente indifferente ai richiami del padrone. Buono com’è, è riuscito a procurare un grave danno: una vecchietta che giungeva col suo berlichin, vedendosi arrivare addosso a tutta velocità il dobermann giocherellone (grandissimo, fra l’altro) si è spaventata ed ha pensato bene di salvare la vita a Fuffi prendendolo in braccio; il gioco è piaciuto moltissimo al dobermann il quale credeva si dovesse fare un po’ di tiro alla fune; risultato: Fuffi ferito, la vecchietta a terra piena di ecchimosi, i vigili urbani per giorni a pattugliare il giardinetto ed il sussurratore socialista col suo dobermann latitanti.
Poi ci sono le animaliste in libertà, ciascuna con un branco di cani tutti sciolti al seguito. Questi si abbattono come cavallette sul parco e pretendono di farsene padroni, abbaiando come pazzi a 30 cm dalla bocca dei cani di passaggio o dietro a bambini e ciclisti. Il vecchio lupo che avevo prima impazziva di rabbia, ma un paio di volte “mi è scappato” ed è piombato sul branco facendo una mezza strage, così ecco che venivo additato dalle megere come un pericolo pubblico e coperto di improperi al mio passaggio; ma anche evitato, finalmente.
Ci sono poi i proprietari di cagne femmine, rigorosamente senza guinzaglio, che si precipitano ad insolentire i maschi di passaggio: anche queste col mio lupo cadevano male; con Argo vedremo.
Un altro socializzatore, armato di simil-pastore di circa un anno, non ha mai posseduto un guinzaglio e si diverte a lanciare il suo cane addosso a tutti quelli che passano, col pretesto che tanto “vuole solo giocare”. Gioca pesante però, ringhiando e cercando di montare tutti, maschi e femmine. Quando ha preso di mira noi, la prima volta l’ho respinto avvertendo il padrone di portarsi via il botolo e la seconda l’ho fatto volare con un calcione: il gesto è tanto piaciuto al mio Argo che da allora è lui che cerca quel cane per attaccarlo. E’ proprio vero, a quanto pare, che i Corsi imparano subito: il mio Argo ha subito capito il significato di ordini quali “vieni a mangiare” o “bevi il latte” ed anche “attacca!” Invece ancora non ha capito cosa significhi: “fermo”, “a cuccia” o “stai bravo”.
Infine i viandanti: il mio cucciolo ha subito accettato l’ordine di disinteressarsi a loro e guardarli con indifferenza.
A condizione, però: a) che non siano negri, o slavi, o rom, ecc. b) che non pretendano di entrare in un posto ristretto già occupato da noi; c) che non si avvicinino alle bambine; d) che non mi rivolgano la parola in condizioni di semi-oscurità d) che non gesticolino troppo; e) che non corrano incontro a noi. Troppe variabili, come vedete.
Se si riesce a metter ordine in questa selva di circostanze foriere di stimoli che il cucciolo riceve da giovanissimo, la vita di città per il cane è senz’altro più formativa, altrimenti sono fastidi. La campagna fornisce messaggi più schematici: il mondo comincia oltre il nostro confine, noi qui e lì tutti gli altri; unico animale ammesso (ma non troppo volentieri) il gatto di casa; persone: solo noi di famiglia.
In queste condizioni lavorare sul carattere del cane è più facile ma forse meno stimolante: voi cosa dite?
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