Cane Corso Italiano – una Razza Straordinaria! › Forum › Storia e Standard del cane corso › CANES PUGNACES ???
La definizione di canis pugnax con la quale viene etichettato il Cane Corso è certamente motivo di riflessione e si presta a qualche precisazione.
Per prima cosa sfatiamo il mito che il molosso fosse usato in guerra, come componente dell’apparato bellico. Io di cani mi intendo un po’, ma di letteratura latina mi intendo molto: ebbene, in nessun passo ho trovato traccia di tale impiego. Considerate che nell’arte militare gli antichi Romani erano molto pragmatici e ben sapevano di affidare all’eccellenza delle proprie armi il destino della loro città, di tutti i loro interessi, della stessa loro sopravvivenza. Abbondano pertanto, in tutti i commentatori delle vicende storiche, minuziose descrizioni circa gli armamenti, le tattiche, i nemici di Roma, la storia delle battaglie; ma dell’impiego di cani in guerra nessuno ha scritto, né Cesare, né Livio, né Giuseppe Flavio, Tacito, Polibio, Plinio il Vecchio, Plutarco, Svetonio, ecc. Da incerti rilievi archeologici in Egitto si potrebbe trarre la conclusione che antichi popoli invasori (Hittiti?) si servissero anche dell’ausilio di cani, nel XIX sec. a.C. Siamo comunque in un diverso campo d’indagine.
Pertanto, a mio avviso, la definizione canis pugnax non va intesa come descrizione di un’attività o di una funzione, bensì come indicazione descrittiva del carattere: significa, secondo me, non “cane combattente” bensì “cane combattivo”. Poiché parliamo di grandi molossi, se erano forti e combattivi ben potevano rendersi utili anche in mansioni di collaborazione con i legionari; parliamo però sempre di mansioni da cani, quali potrebbero essere la guardia agli accampamenti, ai depositi di viveri, la perlustrazione di territori, mansioni che per la loro ovvietà ben potevano essere sottaciute dagli storici. D’altra parte, tutti noi sappiamo quali difficoltà, anche ai giorni nostri, presenta l’ addestramento di un cane da lavoro: chi si sarebbe occupato, nell’antichità, di addestrare i cani? Qualora siffatto addestramento fosse stato ritenuto utile, e si fosse trattato di elemento importante nella gestione della condotta bellica, sarebbe stata creata un’apposita magistratura militare e di essa resterebbe traccia. Del resto i cani pongono anche problemi di gestione: come badare a loro in una campagna militare, quando le legioni, magari a tappe forzate, partivano dalla Gallia per arrivare a Savignano sul Rubicone? Come nutrirli, quando i legionari per mesi e mesi si cibavano solo di un insipido pasticcio di farina di ceci?
Lo stesso tipo di combattimento adottato dalle legioni, del resto, avrebbe reso impossibile l’utilizzo di Molossi in guerra: i legionari combattevano compatti, armati di spade corte (gladium) che li rendevano insuperabili nel corpo a corpo ed infliggevano ai nemici ferite paurose. Non ci sarebbe stato spazio, fra loro, per i cani; inoltre come avrebbero potuto i cani distinguere fra amici e nemici in una delle spaventose mischie delle guerre antiche? E poi, cosa può fare un cane contro un uomo armato di spada?
Come negli eserciti moderni ci sono le unità cinofile, con apposite strutture e compiti ben definiti (non d’assalto, naturalmente), lo stesso sarebbe potuto avvenire anche nell’esercito romano: invece, ripeto, di tutto questo non è rimasta traccia. Né mancano, per contro, testimonianze iconografiche , epigrafiche e testuali sulla presenza e sull’utilizzo di cani nel mondo romano: ho già citato altrove, per esempio, la Cena Trimalchionis di Petronius.
Forse i cani venivano impiegati negli spettacoli circensi (spettacoli sanguinari, naturalmente, con combattimenti fra vari tipi di animali e coinvolgimento anche di vittime umane). Così si spiega l’abitudine invalsa di mozzare orecchie e code: si tratta di appendici a rischio in un combattimento da Circo, non certo in battaglia; ed anche l’aspetto fisico di questi canes pugnaces non poteva che evolvere verso un modello da… gladiatore!
I Molossi erano una popolazione anticamente residente nell’Epiro, zona che si può indicare come intermedia fra l’odierna Albania meridionale e la Macedonia, o Grecia settentrionale. Con tutta probabilità i cani Molossi furono così definiti per metonimia con le popolazioni che li allevavano e pertanto si può ragionevolmente ipotizzare che siano stati portati in Italia da Pirro, il celebre stratego greco, appunto re dei Molossi, venuto in soccorso dei Tarentini (di origine spartana) contro i Punici e contro i Romani. Ragionamento non dimostrato (anche qui mancano prove documentali) ma probabile, considerando che è attestata la presenza nell’esercito greco di elefanti, allora sconosciuti ai Romani, che infatti in occasione del primo scontro ad Heraclea, nel 280 a.C. provocarono un gran panico fra i legionari. Anche nel caso di Pirro, tuttavia, non è attestato l’uso di cani in battaglia; presumibilmente lo sarebbe se si fosse davvero verificato con qualche risultato di rilievo, appunto come è attestata la presenza di elefanti da guerra da Gaugamela in poi.
Detto ciò, il termine pugnax denota indiscutibilmente una propensione alla battaglia da parte dei cani molossi; il fatto che venissero impiegati nei Circhi in combattimenti fra loro, contro altri animali o contro uomini sarebbe una conferma di questa peculiarità caratteriale. Importante notare la genericità del termine che, rappresentando appunto la descrizione di un tratto del carattere, lascia aperto il campo dei possibili impieghi per l’ utilizzo di questa caratteristica; donde il differenziarsi delle funzioni alle quali il cane molosso era preposto: guardia alle ville (anche negli interni, come leggiamo in Petronius), difesa personale, caccia, sorveglianza del bestiame.
È certamente sbagliato considerare il Molosso come non plus ultra dei cani in ogni campo: un mastino abruzzese, per esempio, sarà più adatto come cane da pastore; certe razze specializzate saranno superiori al Corso nelle diverse pratiche venatorie, i Labrador, Terranova, G. Retriever sono più abili in acqua, i Malinois pià versatili in molte prove di lavoro.
Il Molosso, tuttavia, ha due caratteristiche capaci di renderlo unico, a patto che siano entrambe presenti e strettamente concatenate: egli deve essere un membro della famiglia a tutti gli effetti, buono, dolce, fedele, partecipe; restando tuttavia un autentico canis pugnax verso il mondo esterno, perché questa non è una caratteristica indotta da qualche sprovveduto conduttore (come sarei io, per esempio) bensì connaturata nel tipo, al punto da originare la stessa sua terminologia identificativa. Se poi togliamo al Molosso anche la naturale e storica combattività, lo avremo definitivamente trasformato in un equivoco: un grosso idiota che fa rabbrividire i bambini con la propria mole, li fa ridere con la goffaggine, ed esorcizza con la bonarietà e la mansuetudine le ataviche paure nei confronti del canis pugnax.
Il cane Pugnace in guerra veniva usato unicamente contro la cavalleria nemica, in piccole mute, di circa 20 esemplari,ogni muta ,con selle di bronzo legate sulla schiena alle quali erano saldate lame di circa un metro(sono state trovate anche negli scavi di Pompei e c’è voluto un bel pò a capire a cosa servivano alcuni studiosi le hanno scambiate per elmi da Gladiatore) il cane passava sotto i cavalli sventrandoli, per il resto il Pugnace era un cane polivalente che era usato, da guardia ai forti, nella caccia, nella guardia delle ville, e degli accampameti,I famosi fortini di palizzata montati e rismontati ogni giono dalla Legione,e i Generali Romani (Legati) davano più importanza al cibo dei loro Molossi che a quello dei Legionari,nel senso che un buon molosso valeva di più di un Leggionario, certo che non andavano in guerra con le legioni, ma per scompaginare la cavalleria nemica erano il Top, ma sostanzialmente il cane Romano aveva la caratteristica di essere docilissimo con i padroni, e disposto a tutto per loro, dote che è rimasta inalterata nel suo diretto successore, il Cane Corso tradizionale. PS l’usanza di mozzare le orecchie e la coda deriva dalla caccia nel Medio evo, non dai Romani, in quanto i grossi ungulati, cinghiali in specie ,sono usi attaccare e mordere le orecchie del cane, lacerandole, cosi si risolveva il problema tagliando tutto quello che era in eccesso e non serviva,cosa che poi è rimasta nell’immagiario collettivo come prerogativa di Razza.
Vorrei fare alcune osservazioni sul CANIS PUGNAX e sulluso di alcune razze da questi derivate.Dubbi sull
uso in guerra,nellesercito romano, come combattenti, l
ho sempre avuto.Piuprobabile il suo uso in guerra nell
evo medio in Italia meridionale.Sicuro protagonista della conquista delle Americhe, prima da parte dello stesso Cristoforo Colombo o del Fratello Bartolomeo, contro gli indios.E poi gli Alani spagnoli, probabilmente,di proprietadi Alonzo de Salazar, il famoso Becerrillo.Questi padre dell
altrettanto famoso, per la sua crudelta,Leoncico,di Nuñez de Balboa, scopritore del pacifico.Inoltre furono usati nella conquista del Cile, come racconta anche Isabel Allende.Correntemente si nutrivano della carne degli indios da loro uccisi.Dopo la conquista, i cani rinselvatichiti, soprattutto in Uruguay, dettero vita ai cani Cimarrones, o selvatici, che facevano stragi di bestiame. Quando apparve la rabbia, furono sterminati dall
esercito Argentino(i famosi mataperros!)I superstiti dettero origine all attuale perro Cimarron Uruguayo, che insieme al Fila brasileiro,e al Dogo Agentino sono le uniche razze autoctone di cani da presa attuali del sudamerica.Per quanto riguarda il taglio delle orecchie e della coda, considerate funzionali alla caccia fin dallantichita
, bisogna fare alcune considerazioni.Non ecorretto dire che il taglio delle orecchie sia funzionale al fatto che il cinghiale morde all
orecchio.Il cinghiale e il maiale, non mordono allorecchio ma solo danno la stoccata con le zanne, facendo ferite da taglio molto pericolose.Nella mia esperienza di caccia, non ho mai visto un cinghiale mordere, se non casualmente a una zampa.Le orecchie si tagliano per quattro motivi:1
)essendo i molossi di natura litigiosi e in passato addestrati al combattimento fra cani, hanno come tipico punto di presa lorecchio, o meglio, il padiglione cartilaginoso, che fa piu
presa.Col tempo e le molte battaglìe questo si disgarra e resta floscio, affettando ludito del cane.2
)cacciando nelle paludi, fra canneti e falaschi, che hanno foglie dai margini taglienti, o nelle macchie ramose e spinose e nei forteti,le orecchie penzolanti spesso sanguinano, e non cessano di sanguinare fino al termine della caccia.E apportano il disturbo delle mosche che incomodano i cani.3)L
orecchio pendente favorisce il mantenimento di un ambiente molto umido e favorevole allo sviluppo di funghi e acari, come la rogna dellorecchio.4
)ed ultimo: eindubitabile che un cane con le orecchie dritte, come un lupo o una volpe, percepisce molto meglio i rumori, essendo le orecchie tagliate in forma di cono, che convoglia i rumori nell
udito.In natura non esistono canidi dalle orecchie pendenti!Per quanto riguarda il taglio della coda, sono contrario.In un cane da caccia, che caccia al galoppo in ambienti con molti ostacoli, la coda agisce da timone, bilanciando gli scarti improvvisi e repentini che un cane deve fare per raggiungere la preda.A volte puorompersi o tagliarsi, nel bosco. In questi casi, salvando la parte sana, e
meglio tagliarla.
Interessantissimo post! Il canis pugnax, come spiega molto bene Giuseppe, era un cane assolutamente mordace e combattivo. I romani che non erano di cuore tenero…si divertivano molto assistere ai “giochi” all’interno delle arene come il Circo Massimo o il Colosseo con i combattimenti più disparati, tra cui i cani. Il termine “panem et circenses” è una locuzione latina che indica letteralmente pane e spettacoli popolari. Gli spettatori di tutti i ranghi sociali, assistevano alle lotte tra i pugnaces e l’orso, tra i pugnaces e le belve africane. Spesso, i cani sbranavano gli schiavi o combattevano contro i gladiatori fino alla morte mentre il pubblico mangiava il pane offerto e lanciato sugli spalti come noi mangiamo i pop corn mentre vediamo un film al cinema…. E’ noto anche che si divertissero a far fuori i loro nemici buttandoli in una buca con all’interno i cani a digiuno da giorni…..e da qui il detto:”Dato in pasto ai cani”.
Nelle battaglie, la nutrizione dei cani non era un problema perchè è noto che gli si desse loro carne umana alla quale erano abituati fin da piccoli con i resti dei nemici. In Villa era un’altra storia… Erano docilissimi con le persone che conoscevano e spietati con gli estranei. Il cartello con su scritto “Cave Canem” o scritto sotto forma di mosaico come quello ritrovato a Pompei era un monito per i furfanti che, terrorizzati, spesso desistevano e “cambiavano aria” cercando furti più facili altrove…. A caccia erano insuperabili a bloccare le grosse prede come orsi e cinghiali permettendo al cacciatore munito di una lancia di trafiggere la preda con la lunga e acuminata punta al cuore.
Interessantissimo report di Alessandro, Mi Piace in pArticolare la parte su Coda orecchie e Spiegazione su cui mi trova pienamente d’accordo, anche io sono per il mantenimento della Coda se poi si frattura ok ma la ritengo uno strumento troppo utile per essere amputato in maniera preventiva.
Come diceva Alessandro nessun canide selvatico ha le orecchie pendenti, sono una mutazione genetica dovuta all’addomesticamento, inutile e a volte dannosa, poi che sia proibito tagliare le orecchie è un altro discorso, io avendo avuto sia cani corsi con orecchie integre e tagliate, devo dire che specialmente se adoperati per attività ludiche con le orecchie tagliate se la cavano meglio( otiti niente ,infezioni niente,forasacchi niente ,ecctr) diverso è il discorso della coda, la coda per tradizione va lasciata lunga i due terzi della lunghezza, in modo da avere una coda lunga almeno 40 cm,utile a tirare fuori il cane tirandolo per la coda quando si infila nelle tane del selvatico,e poi una coda discretamente lunga non sbatte negli angoli, il cane la controlla meglio, e noi possiamo trnquillamente anche da lontano vedere lo stato d’animo del cane in base al portamento della coda, infatti la coda non deve mai oltrepassare l’angolazione della zampa post(il cosi detto gomito post) tipo quella del lupo, infatti la coda del lupo rapportata alla lughezza dell’animale è relativamente corta, le code lunghe che toccano quasi terra che si vedono in giro oltre che inefficaci sulle attivita ludiche, sono anche brutte, il cane corso con una coda relativamente lunga è molto bello da vedere,Ciao Valerio PS allego foto di un cane corso con coda accorciata secondo la tradizione meridionale