Come tutti i sintomi il vomito non va mai confuso con la malattia. Questa precisazione serve ad evitare alcuni dei pericolosi equivoci che spesso insorgono nei cosiddetti “profani”, cioè le persone non addentro alla medicina.
Un po’ come avviene per la tosse, la febbre e molti altri sintomi non si tratta di fenomeni patologici da combattere, ma semplicemente dell’espressione di normali processi difensivi messi in atto dall’organismo.
Il vomito è si un sintomo ma è prima di tutto un riflesso, ovvero un breve circuito nervoso in cui si attua un veloce collegamento tra una parte sensoriale con una parte effettrice muscolare; è un riflesso esattamente come è un riflesso l’atto di togliere la mano se viene poggiata su un corpo incandescente: lo scopo è evidentemente quello di allontanare una potenziale causa di danno.
Sapere questo aiuta anche a comprendere funzione, cause scatenanti del vomito e quindi anche rende possibile avere un’idea delle malattie in cui lo possiamo riscontrare.
Le zone sensoriali che possono indurre il vomito sono diffuse lungo tutto l’apparato digerente, dalla faringe allo stomaco all’intestino, ma sono concentrate specialmente del duodeno, che è la parte iniziale dell’intestino tenue; ma anche molti altri punti dell’organismo sono sensibili: peritoneo, fegato, vescica e persino cuore e bronchi.
Già questo può spiegare perché un semplice vomito non sia un sintomo sufficiente affinché il veterinario possa riconoscere subito una malattia specifica. Ma a complicare le cose c’è anche dell’altro.
Le terminazioni nervose di queste zone stimolano (attraverso un nervo chiamato nervo vago) una particolare zona del cervello chiamata CTZ (ovvero punto grilletto o zona dei chemiorecettori scatenanti) la quale a sua volta stimola un’altra zona encefalica, il centro del vomito propriamente detto, che a sua volta coordina tutti gli atti perché il riflesso si compia: la nausea, i conati (profonde inspirazioni a glottide chiusa), una violenta contrazione del diaframma e dei muscoli addominali che infine esercitano una pressione sufficiente a svuotare lo stomaco.
Questo CTZ, cioè il gruppo di neuroni che possono scatenare il centro del vomito, può anche essere stimolato direttamente senza l’intervento delle zone sensitive periferiche, ed in questo caso si ha un vomito cosiddetto “centrale” in cui è il cervello che senza che nessun organo periferico glielo chieda, ordina comunque il vomito. Questo può succedere in molti casi: quando sono presenti certe sostanze tossiche nel sangue (anche molti farmaci), oppure quando il centro del vomito è compresso da un tumore, un ematoma, un ascesso o a causa di un aumento della pressione intracranica, oppure ancora per disturbi metabolici (alcalosi, febbri elevate)o per l’intervento di stimoli nervosi intensi come dolore acuto (specie addominale), sapori e odori sgradevoli, ma anche stimoli psichici e affezioni labirintiche (vertigini, mal d’auto).
Come si può vedere, già nella semplice descrizione del meccanismo del vomito sono presenti tutte le sue possibili cause. Per cui, in presenza di un cane che vomita è sufficiente al veterinario un accurato esame fisico in cerca di altri sintomi o di segni che contribuiscano a completare il quadro clinico e poi la diagnosi arriverà da sola, per mera deduzione, esattamente come l’assassino viene scoperto in un buon libro giallo; basterà facilitarsi il compito ripercorrendo tutte le tappe del riflesso che origina il vomito, ed escludendo man mano tutte le possibili cause (eziologie) ci si troverà infine con la diagnosi bella e pronta.
Senza dimenticare l’importanza dell’anamnesi, ovvero dell’intervista al proprietario sulla storia passata e presente del proprio pet, e del segnalamento, cioè dell’individuazione dei suoi dati anagrafici (età, razza, sesso) che possono dare indicazioni decisive per la diagnosi corretta.
Facciamo un esempio pratico. Mettiamo che voi siate il veterinario e che vi portino in ambulatorio un cane che vomita.
Intanto una nota importante: il fatto di concentrarsi immediatamente sul fatto più evidente si chiama ideolepsi, ed è un errore perché non sempre la cosa più evidente è anche la più importante, specialmente in medicina. Per cui non bisogna subito andare a cercare il perché vomita, ma bisogna prima di tutto assicurarsi che non ci sia nulla di più urgente da tenere sotto controllo. Quindi la prima cosa che farete è assicurarvi che, per esempio proprio a causa del vomito protratto, il cane non sia eccessivamente disidratato o, per il fatto di perdere molte valenze acide col vomito, non abbia un eccesso di quelle alcaline, che invece rimangono, col risultato di produrre una pericolosa (e magari fatale) alcalosi.
Dopo aver stabilizzato il paziente possiamo procedere ad investigare il caso.
Intanto se il proprietario ci dice che il suo cane vomita, accertiamoci che questo sia vero, per due motivi: il proprietario può in buona fede sbagliarsi, e confondere colpi di tosse col vomito (è più facile di quanto sembri, ed inoltre la tosse può alle volte portare a vomitare effettivamente) oppure definire vomito ciò che invece per noi è rigurgito.
E’ importante differenziare, perché il vomito è solo l’espulsione violenta di cibo parzialmente digerito, e comunque di cibo arrivato allo stomaco. Nel caso che il cibo venga ingerito ma sia espulso prima di arrivare allo stomaco (per esempio dall’esofago) si deve parlare di rigurgito, che è tutt’altra cosa.
Una volta accertato che sia vomito vero, chiederemo al proprietario se ha variato la dieta del cane in gli ha somministrato farmaci: i più comuni che possono indurre vomito sono i famosissimi FANS (antiinfiammatori non steroidei, come aspirina, Aulin, Froben etc.) ed alcuni tipi di antibiotici.
In secondo luogo valutiamo: l’età del paziente: se è molto giovane sono più probabili una gastroenterite da parvovirus, una banale elmintiasi intestinale, una variazione nella dieta, cibo avariato o quantità eccessiva in presenza di soggetto ingordo.
fonte: canierazze.it